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Lost in translation - Interpreti e traduttori nel cinema e nella letteratura


Nei film o nei romanzi vediamo spesso i protagonisti che svolgono la professione di traduttrice o di traduttore come figure legate al mondo dell’editoria, ossia persone assorbite dalla traduzione di un libro (mi vengono in mente due libri di Elena Ferrante, I giorni dell’abbandono e La vita bugiarda degli adulti, La traduttrice dello scrittore libanese Rabih Alameddine per fare alcuni esempi) che poi in qualche modo entra a fare parte della narrazione principale, spesso intrecciando la storia del/la protagonista con quella del romanzo che sta traducendo. Indubbiamente la figura del “semplice” traduttore di manuali o di documenti legali o commerciali che tutti i giorni combatte con preventivi, consegne sempre più anticipate e con le fatture elettroniche si presta un po’ meno ad un racconto di fantasia accattivante…

In uno dei racconti all’interno del libro della scrittrice statunitense di origine indiana Jumpha Lahiri (premio Pulitzer 2000), che dà il titolo alla raccolta, l’interprete dei malanni, il signor Kapasi, "interprete" alle dipendenze di un medico, accompagna in un giro turistico una famiglia di indiani ormai americanizzati. In questo caso la professione del protagonista ha un ruolo anche sociale, la sua competenza lo rende un “ponte” tra culture diverse, per persone che, come i malati e il dottore che lui cerca di aiutare, non avrebbero altrimenti la possibilità di relazionarsi l’uno all’altro.

Più spesso vediamo invece la figura dell’interprete rappresentata nei film come quella di una simultaneista, in particolare in contesti come le Nazioni Unite o altri istituti prestigiosi.

Un esempio è il personaggio di Nicole Kidman nel famoso film The interpreter dove una simultaneista originaria del sud Africa, che lavora all’interno dell’Ufficio delle Nazioni Unite a New York, rimane coinvolta nel tentativo di complotto contro il Presidente del Matobo (paese di fantasia). Altre interpreti di film altrettanto famosi sono Audrey Hepburn nel film Sciarada, sempre una simultaneista impiegata all’Unesco e Gwyneth Paltrow nel rifacimento del film di Hitchcock Delitto perfetto, anche lei impiegata come interprete nella sede dell’ONU a New York.

Anche in questo caso un “semplice” interprete di trattativa o consecutiva sarebbe stato meno funzionale al racconto del film e là dove è stato utilizzato poi nel doppiaggio si sono dovute trovare soluzioni “bizzarre”. Un esempio è la versione italiana del film Il disprezzo (Le mepris) di Jean-Luc Godard dove assistiamo ad una ragazza che deve tradurre dall’inglese di un produttore americano al francese dello sceneggiatore (un affascinante Michel Piccoli), il tutto doppiato in italiano nei vari passaggi delle lingue che diventano una sola, donando allo spettatore un effetto molto estraniante... davvero Lost in translation.

 

 

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