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Cinese e Giapponese, due lingue a confronto


Cinis, giapunis,… In un testo del poeta di S.Arcangelo di Romagna Raffaello Baldini (ripreso in teatro dal grande Ivano Marescotti) un uomo si chiede come si faccia a distinguere fisicamente i cinese dai giapponesi ed in modo esilarante conclude che sono “precisi” (precis in romagnolo), cioè uguali. Ironia e luoghi comuni a parte (considerato anche che per molti orientali noi occidentali siamo spesso indistinguibili fisicamente) prendo a prestito questo monologo teatrale per parlare molto in breve delle differenze, non tra i tratti somatici ma tra le due lingue Cinese e Giapponese.

Una differenza sostanziale è quella dell’uso del sistema di scrittura: in cinese esistono i caratteri (汉字Hànzì nel cinese semplificato usato nella Cina continentale e Singapore o漢字Hànzì, nel cinese tradizionale usato a Taiwan, Macao e Hong Kong) e nessun alfabeto.

In giapponese vi sono tre sistemi di scrittura: i kanji ( 漢字), ideogrammi derivati dai caratteri cinesi e i due alfabeti fonetici hiragana (平仮名), usato per le parole di origine giapponese e le particelle e il katakana (片仮名), usato per la trascrizione fonetica delle parole di origine straniera.

Per quanto riguarda la trascrizione fonetica:

in cinese il sistema standard di trascrizione è quello del Pīnyīn (拼音), approvato nel 1959 e introdotto ufficialmente solo nel 1979, un insieme codificato di sillabe per la pronuncia di tutti gli ideogrammi.

Il giapponese invece utilizza il rōmaji (ローマ字), ed in particolar modo il sistema Hepburn.

Possiamo dire che sono due metodi ufficiali per riprodurre i caratteri con le lettere dell’alfabeto latino, non rappresentano né un sistema di scrittura alternativo, né una qualsiasi sorta di alfabeto. Non possiamo leggerlo come se fosse italiano ma si devono seguire delle regole.

Riguardo alla pronuncia, il cinese è una lingua tonale, i toni sono quattro (più uno neutro), sono come un accento, un’intonazione che si da ad una sillaba ed hanno una loro rappresentazione grafica legate al pinyin. In basso l’esempio di 4 caratteri con pronuncia “ma” nei quattro diversi toni:
primo tono
: 妈mā (mamma)
secondo tono: 麻má (intorpidito)
terzo tono: 马mǎ (cavallo)
quarto tono: 骂mà (maledire)

Il giapponese invece non è una lingua tonale, la pronuncia non ha dunque questo tipo di difficoltà.

Queste sono alcune delle differenze principali, poi naturalmente si tratta di due lingue diverse, con una struttura della frase e delle regole grammaticali a sé. Conoscere gli ideogrammi cinesi senza sapere il giapponese ci potrà aiutare a riconoscere alcuni dei kanji, non sapremo però la loro pronuncia e non è detto che potremo capire il significato di una intera frase.

 

 

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